Scese poi verso il mercato coperto e s’immerse nella folla respirando l’odore degli indumenti, dei tessuti e della tela di canapa dei sacchi, l’odore dell’oro e dei corpi delle donne stretti uno all’altro. Il mercato brillava di luce e dei lunghi abiti femminili intessuti di fili d’oro stesi sulle bancarelle. C’erano tappeti già finiti e altri ancora sui telai, com la trama dei motivi da realizzare dipinta a colori vivaci…
Dal romanzo “Elogio dell’odio” dello scrittore siriano Khaled Khalifa
Il souk di Aleppo brucia. Il grande mercato medioevale della città siriana ha preso fuoco durante gli aspri combattimenti avvenuti in città. La guerra civile in Siria non si ferma e continua a mietere vittime, tra le quali la storia stessa, la memoria colletiva di questo antico paese.
Il suok di Aleppo era il più grande mercato coperto del Medio Oriente con circa 1.500 negozi. Sin dalla sua prima costruzione, nell’ottavo secolo d.C., divenne uno degli snodi commerciali più importanti del mondo. Qui terminava la Via della Seta, quel vasto insieme di rotte che attraverso le infinite distese dell’Asia Centrale arrivavano in Cina, terra di favolose ricchezze, del tè, delle porcellane e dell’evanescente seta.
Questo labirinto di passaggi coperti in cui trovavano spazio negozi, ma anche funduk, hammam, moschee e madrase risaliva al quindicesimo secolo, quando era stato ricostruito dopo i saccheggi delle orde mongole guidate dagli eredi di Gengis Khan.
Tra i colori delle bancarelle, nelle sue vie affollate, impreziosite da antiche colonne, intarsi, decorazioni si iniziava un viaggio indetro nel tempo. Il silenzio delle moschee e delle aule delle madrase (le universtà medievali della città) contrastava con la vivacità del mercato. Sotto le sue volte si incontravano insieme i turisti con le loro macchine fotografiche moderne e le massaie aleppine con le loro sporte voluminose, giovani a passeggio e anziani sorseggiando un succo di melograno.
Nel 1986 questo complesso, insieme alla Cittadella del Saladino – la fortezza che domina il centro città – e alla Moschea omayyade, è stato dichiarato patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO.
Ora il vuoto e la paura, le fiamme e i colpi di mortaio hanno preso il posto di tutto ciò. La guerra domina un paese dilianiato.
Quando finirà questa violenza? Quando la vita tornerà a scorrere nelle strade delle antiche città siriane?