Copertina Urban Cairo PierandreiSono passati due anni dall’evento simbolo della rivoluzione egiziana, l’oceanica manifestazione del 25 gennaio 2011 che ha portato milioni di persone nelle piazze e nelle strade dell’Egitto.

Due anni e un giorno dopo. Il 26 gennaio scorso abbiamo potuto celebrare questa ricorrenza alla Casa delle Culture del Mondo di Milano con l’interessante presentazione di “Urban Cairo. La Primavera araba dei graffiti”. Realizzato dalla giornalista e arabista Elisa Pierandrei, Urban Cairo è una reportage narrativo sull’attività dei writer della capitale egiziana in questo periodo storico così concitato, in cui costanti rivendicazioni si mescolano a tensioni e nuove forme di autoritarismo.

Sicuramente chi è stato al Cairo prima della rivoluzione conserva un’immagine diversa delle strade centrali della città, che si snodano attorno ai centri di potere, luoghi simbolici come i ministeri, la sede storica dell’Università Americana o il temibile Mugamma costruito in stile sovietico. Muri intonsi, tutt’al più coperti da un grigio strato di smog o da qualche sbiadita pubblicità. Accanto, non sui muri, poteva essere affissa la cartellonistica elettorale o qualche immagine del presidente.

Una rivoluzione sul piano iconografico, indubbiamente, c’è stata! Di questi spazi si è appropriato chi aveva un messaggio da comunicare, quando finalmente ci sono state le condizioni per potersi esprimere. Un clima ben testimoniato dal documentario “The Noise of Cairo”, del regista tedesco Heiko Lange, di cui ci è stato mostrato uno spezzone durante l’incontro milanese.

Cairo cartelloni elettoraliCairo Presidente MubarakCairo pubblicità murales

 

 

 

 

 

 

 

I nomi dei giovani artisti si fissano subito nella memoria grazie a un’efficace presentazione che unisce il racconto del loro background con le foto dei murales e la localizzazione degli stessi su una mappa interattiva: El Teneen (il Dragone), Keizer, Ganzeer (Catena), Hend Khera, Amr Gamal, Sad Panda. E poi Aya Tarek, una delle poche donne del movimento, che ben prima della rivoluzione ha riunito un gruppo di graffitari d’Alessandria attorno allo studio di grafica “Fo9 we T7t” (Sopra e sotto).

Pur avendo stili diversi, l’obiettivo condiviso dai writer è scuotere le coscienze della gente comune, quella che passa per strada, a proposito delle questioni politico-sociali. E se inizialmente si accontentavano di farlo tramite Facebook, poi hanno sentito l’esigenza di trasferire dal muro virtuale al muro reale lo stesso graffiante messaggio di dissenso.

Tank bike ganzeer sadpandaCairo graffito morsi

 

 

 

 

 

 

 

Passano i mesi e i graffiti si accumulano anche sulla stessa porzione di muro. Vengono cancellati e poi sostituiti da immagini di protesta contro questo tentativo di cancellare la memoria. Anche il nemico è cambiato: da Mubarak e il vecchio regime, allo SCAF e ora il presidente Morsi. Urban Cairo ha il merito di fissare nel tempo un’espressione artistica che per sua natura è effimera, sottoponendola a una narrazione complessiva. Un altro punto vincente è la pubblicazione in e-book che ben si presta all’inserimento di collegamenti extra-testuali tra cui una mappa interattiva in cui è indicata la posizione delle opere.

E l’approccio alla città del Cairo non potrà più essere lo stesso.

Per saperne di più sulle prossime presentazioni di Urban Cairo, seguite il blog di Elisa Pierandrei: http://shotofwhisky.blogspot.it/

Per visionare ulteriori immagini, cliccate qui.

Per una lettura completa, qui trovate l’e-book:

“Urban Cairo. La Primavera araba dei graffiti” di Elisa Pierandrei, Informant editore, 2012, Euro 2,99