Castelli del Deserto in GiordaniaA un centinaio di chilometri da Amman, capitale della Giordania, si estende il grande deserto orientale, al confine con Siria, Iraq e Arabia Saudita. È una distesa di basalto nero e calcare bianco, terra di beduini e carovane. Fu il confine dell’impero romano, il “buen retiro” dei califfi omayyadi e il centro delle operazioni di Lawrence d’Arabia durante la rivolta araba.

Ancora oggi è possibile vedere delle splendide testimonianze dell’intenso traffico che animava queste aride terre. Sono i cosiddetti Castelli del Deserto, una serie di fortilizi, palazzi e fortezze costruiti nel corso dei secoli.

I tre più significativi, molto diversi tra loro, ci raccontano una storia lunga più di mille anni.

Il più vicino alla capitale si chiama Qasr Kharrana. Qasr in arabo significa appunto castello, palazzo. Ancora oggi sorveglia la lunga autostrada che porta in Iraq, distante solo 300 chilometri. Quattro torri svettano nel cielo racchiudendo quello che viene considerato il primo caravanserraglio del Medio Oriente. Venne costruito dai califfi omayyadi, nell’ottavo secolo d.C., come punto di incontro con i capi delle tribù beduine. Otto delegazioni trovavano posto nel castello, insieme alla corte del califfo. Qui, sfuggendo al caldo del deserto grazie ai grandi muri che mantengono fresche le stanze e le stalle, iniziavano le importanti riunioni tra i signori di Damasco e i nomadi del deserto. Le tribù fornivano le famose truppe di razziatori a cammello che avrebbero conquistato il Nord Africa e la penisola iberica. All’ombra dei porticati, fra le volute del fumo dolce dei narghilè, venivano stabilite alleanze militari, ma anche organizzati matrimoni e completate transazioni commerciali.

Proseguiamo il viaggio, inoltrandoci ancora di più nel caldo del deserto.

Il paesaggio giallo ocra, che si estende a perdita d’occhio, viene finalmente interrotto dal verde di alcuni solitari alberi. Sono piante di pistacchio selvatico, che sopravvivono grazie a una sorgente d’acqua sotterranea. Poco distante si incontra il Qusayr Amra, forse la più inaspettata delle costruzioni in questo angolo della Giordania. Si tratta di uno stabilimento termale in mezzo al deserto, costruito sfruttando la sorgente nascosta. La cosa più sorprendente, però, si trova al suo interno: tutte le pareti sono coperte da fantastici affreschi realizzati nel settimo secolo d.C, perfettamente conservati dal clima secco del deserto, con raffigurazioni di uomini e animali. Fatto ancora più stupefacente, considerando che sono la religione musulmana vieta queste raffigurazioni, ma non ai tempi dei califfi omayyadi. Loro, dopo aver dato la caccia alle gazzelle, oggigiorno scomparse dal Medio Oriente, si rilassavano sotto una volta di ballerine nude, orsi che suonano il liuto (con un pubblico di scimmie plaudenti) e una rappresentazione dei segni dello zodiaco, fra le più antiche tuttora conservate al mondo.

La strada continua verso l’oasi di Azraq.

Il paesaggio cambia nuovamente, ora il colore dominante è il nero del basalto, la pietra vulcanica che ricopre il panorama. Al centro del villaggio si trova appunto una fortezza costruita con questa scura pietra. Era un forte romano, all’estremo limite orientale dell’impero. Qui le legioni si preparavano per le grandi battaglie contro i Parti e sorvegliavano il ritorno delle ricchissime carovane dalla Persia e dall’India. Le mura vennero poi riparate dai sultani. Saladino mandò ad Azraq suo nipote per rinforzare la sua autorità su questo crocevia di strade fra Siria e penisola Arabica, fra Mediterraneo e Iran. Protetto da queste antiche torri, Lawrence d’Arabia organizzò la battaglia finale della rivolta araba, l’assalto a Damasco, nel quale l’Impero Ottomano perse definitivamente il controllo del Levante. Oggi il castello riposa sotto il sole, nera fortezza nel deserto. Il guardiano, lentamente, vi indicherà la strada per raggiungere l’ingresso, una massiccia porta di pietra scolpita. All’interno, nella torre più alta sopravvissuta si apre una grande finestra. Qui Lawrence scrutava l’orizzonte, il grande cielo del deserto, con un bicchiere di tè bollente in mano.

Oggi queste fortezze tra le sabbie hanno ultimato i loro compito.

Forse si riposano, accaldate sotto il sole, attendendo il ritorno delle ultime carovane.

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